Succede a Treviso che i delegati di una fabbrica di mobili da giardino firmino un accordo che consente all’azienda di lavorare a Pasqua, Pasquetta, 25 aprile e 1° maggio a fronte di una indennità economica, peraltro non prevista per il 25 aprile.
Succede che firmino anche i delegati Filctem Cgil e che la stessa categoria trevigiana non prenda le distanze, anzi.
La festa non si vende! doveva essere la nostra parola d’ordine nella grande distribuzione commerciale, dove è purtroppo la legge, grazie al governo sostenuto dalla sinistra a conduzione Prodi, che consente alle imprese di fare più o meno ciò che vogliono. A volte si sciopera, a volte, purtroppo, non si riesce. Ma qui, addirittura in un settore industriale, si firma un accordo. Poco cambia che sia su base volontaria. Ci sono principi che non possono essere derogati né venduti. Da nessuno. Nemmeno da delegati di fabbrica che, tra l’altro, sono stati delegittimati dai propri colleghi, che praticamente in massa, non hanno aderito all’accordo se non in piccolissimi numeri.
Ora che è scoppiata la polemica pubblica pensiamo che ci sia una sola da fare: RITIRARE LA FIRMA. Chiunque può sbagliare, fare contrattazione in fabbrica non è mai facile. Ora però il punto è la volontà politica. Siamo in tempo, almeno per il primo maggio. Se non lo fanno i delegati, intervenga la Filctem e la Cgil locale. Nel pieno della importantissima campagna referendaria ed in un contesto già complesso nel quale, spesso, non si riescono a far capire ai lavoratori le nostre istanze, queste iniziative rischiano di innescare situazioni che, di certo, non contribuiscono alla buona riuscita di tutte le nostre iniziative.
Il 25 aprile e il primo maggio non sono nelle disponibilità di nessuno, tanto meno di chi ha il dovere di preservarli, promuoverli e tutelarli, anche nella memoria e nella nostra identità, come deve fare il sindacato. Ritirare la firma non solo è necessario ma un atto di dignità sindacale.
Massimiliano Colucci
a nome del Coordinamento Nazionale RDS Filctem Cgil