AG FLC: l’ordine del giorno su Gaza e gli interventi di Radicidelsindacato

Giovedì 29 marzo si è tenuto a Roma, in presenza e on line, l’Assemblea generale della FLC CGIL. Al centro del confronto [dopo un presidio con studenti e varie associazione al Ministero, contro le manganellate sugli studenti di questi giorni] la discussione sull’iniziativa politica e contrattuale dei prossimi mesi (il rinnovo del CCNL istruzione e ricerca, la politica contrattuale della CGIL, la campagna di assemblee nei luoghi della conoscenza, le manifestazioni nazionali e la prossima campagna referendaria della CGIL). Le compagne e i compagni di Radicidelsindacato nella FLC hanno partecipato alla discussione con interventi di Lillo Fasciana, Luca Scacchi, Monica Grilli e Guido Masotti. Al termine, abbiamo votato contro la risoluzione conclusiva proposta dalla segreteria nazionale sostanzialmente perché, come nella scorsa AG, non assumeva la necessità di arrivare entro breve ad uno sciopero generale della categoria, se non di tutti i settori pubblici, sostenuto dalla CGIL, contro il prossimo DEF, la politica economica del governo e in particolare l’assenza delle risorse per rinnovare i contratti pubblici 2022724 recuperando almeno l’inflazione di questi anni (17/18%).
Inoltre, come Radicidelsindacato in FLC, abbiamo presentato il seguente ordine del giorno, sul massacro di Gaza e sulla necessità di boicottare eventuali accordi di ricerca con ricadute militari o con enti nei Territori occupati. L’ordine del giorno ha visto il parere contrario della segreteria nazionale FLC per una diversa valutazione sul corteo di Milano dello scorso 24 febbraio e sulla proposta avanzata dalla CGIL sui due popoli e due stati [proponendo di allegare alla risoluzione conclusiva l’odg approvato un paio di giorni prima dall’AG CGIL]. L’odg è stato quindi respinto dall’AG con 5 voti a favore e alcuni astenuti (compreso compagni e compagne non dell’area congressuale).

Odg in pdf

PER L’IMMEDIATO CESSATE IL FUOCO, PER IMPEDIRE IL GENOCIDIO,
PER L’INTERRUZIONE DI OGNI COLLABORAZIONE DI RICERCA CON FINALITA’ MILITARE O UN RUOLO NELLE POLITICHE DI OCCUPAZIONE IN PALESTINA

La CGIL considera la solidarietà attiva tra i lavoratori di tutti i Paesi, e le loro organizzazioni sindacali rappresentative, un fattore decisivo per la pace, per l’affermazione dei diritti umani, civili e sindacali e della democrazia politica, economica e sociale, per l’indipendenza nazionale e la piena tutela dell’identità culturale ed etnica di ogni popolo [art. 2 dello Statuto]. In questo quadro, la CGIL combatte ogni forma di antisemitismo e di discriminazione nei confronti della popolazione ebraica, contrasta ogni movimento integralista e fondamentalista, condanna ogni azione terroristica e di guerra che vede il coinvolgimento della popolazione, a partire dalla presa di ostaggi civili. Allo stesso tempo sostiene la lotta per l’autodeterminazione palestinese, contro le logiche e le prassi di pulizia etnica che hanno segnato Israele sin dalla sua nascita, l’occupazione dei Territori, le politiche di apartheid, le detenzioni amministrative anche di minori e la trasformazione di Gaza in una prigione a cielo aperto per oltre due milioni di persone.

In queste settimane stiamo vedendo proseguire senza soste l’assedio, il bombardamento e la guerra in quel territorio limitato e sovraffollato. Ormai le vittime superano le 30mila, in maggioranza civili e in larga parte minori e bambini: stiamo assistendo ad un’azione militare di dissuasione e rappresaglia, condotta attraverso la distruzione sistematica di abitazioni e di ogni infrastruttura civile, l’uso strategico del controllo sugli aiuti alimentari e sanitari alla popolazione, l’assassinio indiscriminato di personale sanitario, giornalisti e dipendenti ONU, ripetuti i crimini di guerra ed evidenti tentazioni di pulizia entica. L’ordinanza n. 192 del 26 gennaio 2024 della Corte internazionale di Giustizia ha adottato misure cautelari nei confronti dello Stato di Israele, ritenendo plausibile l’accusa di un genocidio, pur rinviando alla fase di merito la verifica sull’effettiva esistenza di violazioni della relativa Convenzione da parte di Israele.

Per questo riteniamo che siano insufficienti le posizioni per una pace generica che intenda ritornare alla situazione precedente al 7 ottobre e sbagliata una collocazione equidistante, senza schierarsi dalla parte del popolo palestinese mentre viene raso al suolo. La straordinaria manifestazione di Milano del 24 Febbraio che ha visto la presenza di decine di migliaia di partecipanti, così come le tante manifestazioni che vedono un nuovo e straordinario protagonismo delle giovani generazioni (come quelle a Pisa in questi giorni) sollecitano quindi a sviluppare una più incisiva azione della CGIL. E’ necessario cioè impegnarsi a organizzare assemblee e iniziative nei luoghi di lavoro, contro la falsificazione di gran parte dei media sul conflitto in corso; farsi promotori di una campagna che porti a una manifestazione nazionale di solidarietà con il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione e contro la partecipazione italiana al conflitto, a partire dal ritiro dalla missione nel Mar Rosso; organizzare iniziative di sciopero e boicottaggio in quelle aziende e settori collegati alla macchina bellica, alla sua catena logistica, agli interessi imperialistici nella regione e alle forniture militari a Israele.

In questo quadro è importante sviluppare anche uno specifico intervento nei settori della conoscenza. La FLC ha sempre difeso l’autonomia scientifica e la libertà di ricerca, contro ogni tentativo di coinvolgere in logiche e schieramenti politici l’attività quotidiana di università, laboratori ed enti di ricerca del paese. Per questo, in questi anni si è impegnata contro ogni logica di guerra e di costruzione di blocchi internazionali, contrastando ogni tentativo di interrompere collaborazione culturali e di ricerca fra istituzioni universitarie e di ricerca dei diversi paesi (come avvenuto invece con episodi che hanno rasentato il ridicolo all’università Bicocca ma anche con decisioni importanti al CNR). La FLC, infatti, ribadisce l’importanza di salvaguardare non solo l’autonoma valutazione dei singoli gruppi di ricerca, ma anche il valore di un’iniziativa culturale e scientifica in grado di svilupparsi oltre confini e blocchi politici internazionale. In questo quadro, si ritiene oggi importante salvaguardare le attività culturali e di ricerca che si sviluppano con la comunità scientifica israeliana e palestinese, non solo nel quadro dell’autonomia e della libertà di ricerca, ma anche per l’importanza che possono avere nel sostenere percorsi e soggettività che lavorano per la pace e l’autodeterminazione di tutti i popoli, in un clima politico e sociale avverso che vede invece prevalere logiche e progettualità politiche reazionarie, comunitariste e fondamentaliste.

La guerra in corso a Gaza, i massacri indiscriminati verso la popolazione civile, le logiche di pulizia etnica e di apartheid che sembrano oggi rilanciarsi in questo conflitto, rendono però necessario diffondere e rafforzare una più complessiva attivazione sociale per la pace e l’autodeterminazione dei popoli. Per questo, come FLC, assumiamo la necessità di una nuova iniziativa nelle università e nei centri di ricerca per determinare, da parte dei loro organici di gestione [Senati accademici e Consigli di amministrazione], dichiarazioni di sospensione e interruzione di ogni convenzione o attività istituzionale con enti e realtà israeliane che abbiano finalità od uso militare, o che riguardino enti ed istituzioni nei territori occupati e nelle sue cosiddette colonie.

Lillo Fasciana; Monica Grilli; Guido Masotti; Luca Scacchi
[Area congressuale Radici del Sindacato]