Il diritto a manifestare va difeso ovunque e per chiunque

La svolta autoritaria del Governo Meloni colpisce chi lotta

Dopo le precettazioni nei confronti di lavoratori, lavoratrici e sindacati nel tentativo di far fallire il programma di scioperi di queste settimane, e dopo il varo di un “pacchetto sicurezza” tutto orientato a colpire i più deboli e chiunque esprima dissenso, un altro grave episodio va registrato fra le iniziative repressive di questo periodo.

È l’ennesimo episodio che prova a reprimere il movimento per la giustizia climatica, sottoposto in questi mesi a ripetuti attacchi giudiziari, oltre che a un vergognoso linciaggio mediatico.

Alcune persone del movimento Ultima Generazione, che avevano effettuato a Bologna un blocco stradale di una ventina di minuti, creando disagio nella circolazione, ma paragonabile a quello di uno dei frequenti ingorghi cittadini, sono state arrestate e verranno processate per direttissima, come se si trattasse di pericolosissimi terroristi o criminali mafiosi. Fra l’altro, in attesa del giorno del processo, la giudice ha scelto di applicare delle severe misure cautelari, cacciando due di loro dalla città, dove vivono e studiano, con interdizione a rimettervi piede, e viceversa costringendo la terza (che invece risiede a Bologna) all’obbligo di firma in questura tutte le mattine, come si fa (e nemmeno sempre) con delinquenti di ben altra pericolosità.

Va detto – per inciso – che il gruppo portava avanti la richiesta della creazione di un fondo per il sostegno alle vittime degli eventi estremi, quindi una rivendicazione di puro buon senso, addirittura più “moderata” rispetto a ciò di cui la grave situazione climatico-ambientale necessiterebbe.

Giovedì 30 novembre alle 9:00 presso il Tribunale di Bologna verranno processati per direttissima, e rischiano fino a cinque anni di carcere.

Il nostro giudizio è che si tratti di un atto repressivo assolutamente sproporzionato, spiegabile soltanto con la volontà di stroncare alla radice la protesta ed il dissenso.

In questa occasione è toccato a chi si batte per una svolta nelle politiche ambientali, mettendo in primo piano le persone colpite dalle conseguenze della crisi climatica e il loro diritto ad essere protette. Ma domani potrebbe toccare a chiunque di noi, e al diritto a manifestare, nella sua interezza.

Come realtà sindacale attenta sia alle tematiche ambientali sia all’ agibilità democratica, riteniamo doveroso esprimere la nostra solidarietà alle tre persone colpite da questa operazione giudiziaria sproporzionata e inaccettabile.

Chi ne ha la possibilità, può trovarsi a Bologna giovedì prossimo, 30 novembre, alle nove del mattino, davanti al Tribunale, in Via D’Azeglio 56, per una testimonianza di sostegno, trasversale alle varie generazioni, alle diverse collocazioni sindacali, politiche e associative e alle differenti convinzioni sulle modalità della protesta.

“Le Radici del Sindacato”, Area alternativa in CGIL