Intervento di Alessandro Granata [scritto ma non effettuato per impedimenti], Assemblea Generale FLC, 11 ottobre 2023
Stiamo vivendo una mutazione genetica della società italiana, che a sua volta cerca di piegare la Costituzione uscita dalla resistenza a sua immagine e somiglianza, leggasi autonomia differenziata, secessione dei ricchi dai poveri, vera e propria guerra al povero, ridimensione del diritto allo studio, del diritto a curarsi, alla sanità, dei diritti sociali tout-court…eppure dovremmo anche riflettere sul mutamento di segno nella strategia della sinistra politica riguardo alle autonomie locali, fiore all’occhiello, un tempo e sinonimo di democrazia dal basso, adesso esattamente il contrario, apartheid delle regioni ricche nei confronti delle povere, dei Capoluoghi rispetto alla provincia, dei Centri urbani rispetto alle periferie. Il materialismo storico insegna: Viviamo nell’epoca della sconfitta storica del movimento dei lavoratori. Sparito dall’orizzonte anche come soggetto politico. A partire dagli anni 80 e poi con un accelerazione dalla metà degli anni novanta e soprattutto dal pacchetto Treu che introdusse ogni sorta di lavoro atipico e flessibile. Si possono fare tutte le autocritiche e analisi che si voglia resta un fatto: Una sconfitta dietro l’altra. Ecco la perdita di credibilità ed ecco l’emorragia di consensi e deleghe.
S’è aperta adesso la fase culminante dell’ordalia liberista e grazie anche al PNRR la più grande macchina di ridimensionamento e resistribuzione della spesa pubblica a destrimento di sanità e istruzione a favore sempre dell’impresa e mai dei lavoratori.
Dobbiamo tenere duro e costruire una mobilitazione permanente. Per vincere qualcosa. Dobbiamo assolutamente tornare a vincere qualcosa. Preparandoci a una lotta di lungo termine.
A partire dalla costruzione di uno sciopero di categoria. Inizialmente sembrava che ne volessimo fare due, comunque uno di categoria in preparazione di uno sciopero generale può già essere una sfida. Pare che La CGIL non abbia più fiducia nelle proprie capacità organizative. Menomale c’è stato il 7 Ottobre, che ha ridato un po’ di entusiasmo. Lo sciopero non basta certo, non nelle modalità che ci siamo autoinflitti accettando la 146/90. E nei nostri settori resta legittimo il dubbio che una giornata di sciopero se non accompagnata da una adeguata mobilitazione serva ancora a poco. Non è così, però questa è la percezione. Perciò dobbiamo porre mente al fatto che non siamo centometristi, bensì maratoneti e dobbiamo correre in modo ben diverso. Dobbiamo assolutamente cambiare modus operandi. Dobbiamo sostanziare e sostenere la mobilitazione con momenti di continua formazione.
Per dare continuità alla nostra azione sindacale, dobbiamo fare formazione per tutti i delegati e semplici iscritti, non formazione generica bensì farla proprio sulla falsariga delle priorità citate nella relazione introduttiva dalla Segretaria Generale: produrre momenti di formazione nazionale su Priorità ai salari, salari prezzi profitti inflazione, cosa è il salario direto, indiretto, differito- Il Compagno Scacchi ha già fatto un bellissimo lavoro per le Radici sul cui sito è registrata la diretta e ne consiglio a tutti la visione- Dobbiamo al minimo recuperare il 18%di inflazione cumulata sul triennio.
Ancora formazione sulle condizioni di lavoro, sulla precarietà, sul contratto, sulla contrattazione e come rilanciarla.
Sulla pace e come superare le condizioni economiche che generano le guerre. Come superare le contraddizioni che generano sfruttamento e oppressione lavorativa ma anche oppressione colonialista.
Dobbiamo ri-apprendere ad usare una bussola ideologica. E non da ultimo come si evince dall’OdG approvato al nostro congresso nazionale a febbraio a Perugia sulla pedagogia e didattica , dobbiamo dare corso alla istituzione di una commissione di studio e approfondimento per una didattica inclusiva, progressista e egualitaria e una pedagogia non autoritaria, democratica e orizzontale. Dobbiamo rianimare l’attivismo pedagogico come una delle leve preziose con cui contrastare la deriva neoliberista. Di cui gli ideologi curano bolletini semestrali e trimestrali. Una leva archimedica per risvegliare una militanza sindacale basata su attivismo pedagogico declinato trasversalmente sulle discipline. É il momento della riflessione ma anche dell’azione su come trasmettiamo i contenuti e di che tipo, smontare il senso comune un pezzo alla volta, spazzare via la superficilità e la radicalità del male (riparafrasando la Arendt) insegnare la Storia lontano dalle semplificazioni, le Lettere chiarendo il ruolo sociale di artisti e intellettuali, e così via compagnia cantatnte in tutte le discipline; in breve nel riappropriarci del nostro arsenale teorico, del materialismo storico, del materialismo critico.
Dobbiamo allacciare relazioni costanti con le associazioni studentesche e sostenere le loro lotte metterci la faccia ed essere coerenti e credibili per alunni colleghi, personale tutto, essere punti di riferimento.
Coscienti del fatto che noi insegnanti, noi lavoratori della conoscenza, per la natura sociale della nostra “mezza classe” o ci poniamo come avanguardia del mondo che verrà egualitario, inclusivo, o siamo e saremo condannati a a un ruolo di retroguardia ancillare della Reazione e della Cultura Reazionaria. Comprati per giunta da un governo con i buoni sconto. Dobbiamo tornare a vincere qualcosa di più che uno sconto sul treno o un anticipo di arretrati che affondano la contrattazione.
Il 1 maggio del 1919, sul primo numero della rivista L’Ordine Nuovo, Antonio Gramsci indicò un passaggio fondamentale nella storia dei movimenti rivoluzionari: istruitevi, agitatevi, organizzatevi “Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”.
Alessandro Granata